Al Mio Professore
Tutto quello che faccio oggi, nel bene e nel male, al di là dei risultati e a distanza di quasi vent’anni è stato fortemente influenzato dalle poche cose buone, tra le tantissime di cui ho pessimi ricordi, che sono accadute all’ITIS Galileo Ferraris di Scampia.
Tra le poche cose buone, o meglio, tra le poche persone buone c’è sicuramente il mio insegnante di “tecnologia, disegno e progettazione”. Non ricordo più il suo nome, ho provato in tutti i modi a farmelo venire in mente, è una cosa molto triste non ricordare il nome di una persona così importante.
Vorrei solo potergli dire grazie, grazie per avermi fatto progettare e costruire con passione, un cronometro gigantesco che scaldava come un termosifone e che si azzerava dopo 10 secondi.
Ma vorrei dirgli grazie soprattutto per aver messo in piedi un laboratorio di fotografia in un istituto tecnico di frontiera. Fu un atto decisamente rivoluzionario dal punto di vista educativo e umano, ma ai tempi mi pareva una cosa completamente senza senso.
Ricordo che acquistammo insieme tutto il materiale necessario, l’ingranditore Lupo, la carta Ilford, il tank, gli acidi, le vaschette. Allestimmo con cura e dedizione una camera oscura in uno sgabuzzino al piano terra della scuola.
Andammo poi in giro per Scampia, scattammo delle foto con le sue preziose macchine, sviluppammo delle bellissime foto in bianco e nero e alla fine organizzammo una mostra, “le vele di dentro”.
Per anni ho provato a cercare quelle foto ma senza successo. Vorrei tanto rivedere tutte quelle geometrie contrastate e impresse con quella grana così grossa.